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May 8 - Jul 19, 1996, Textilia Gallery
BAKUBA
TEXTILES OF AFRICAN ART

57 rare textiles from the kingdom of Kuba from three different ethnic groups – SHOOWA, BUSHOONG and NGEENDE – dating from the late 1800 and the early 1900.


Il Sole 24 Ore, May 5, 1996 , Cristiana Acquati
Gli antichi tessuti Kuba
Doni preziosi, simboli di potenza e ricchezza, sono quello che offre <<Bakuba>> presso Textilia (Via Margutta 8, Roma, tel. 06-3216540) fino al prossimo 19 luglio. Una raccolta di 57 tessuti rari provenienti dal regno di Kuba (l’attuale Zaire), più precisamente dalle etnie Shoowa, Bushoong e Ngeende, e databili tra fine Ottocento e inizio Novecento. Un piccolo frammento di quell’arte africana che affidava ai tessili il compito di rappresentare il rango sociale.
Le fibre di palma o, nei tessuti più antichi, la corteccia pressata, venivano lavorate dagli uomini delle tribù in grandi rettangoli, fino a formare drappi e parei destinati ai “mapel” (vesti maschili) e ai “ntschak” (vesti femminili), spesso ornati con palline o conchiglie. Spettava poi alle donne il compito di decorarli, con sostanze vegetali e minerali, secondo un’antica tradizione di segni e colori. Rigide geometrie ripercorrono, infatti, tutti i simboli della mitologia Kuba affidati a colori diversificati secondo le etnie. Ad esempio, l’accostamento del giallo-arancio e del rosso si ritrova fra gli Shoowa, il malva è il colore dei Ngeende, mentre il bianco, tipico dei drappi reali dei Bushoong, è conferma di nobiltà, luce e purezza. E, presso tutte le etnie Kuba, l’accostamento di ruggine e marrone che tende al nero, alternati al bianco e al rosso, riporta all’unione primordiale del sole e della luna, dalla cui scissione avrebbe avuto origine il mondo.

Where, May 1, 1996 , Margherita De Donato
Textile art
Galleria Textilia (Via Margutta, 8) is the only gallery in Italy dedicated to textile art, and on 8 May will inaugurate an exposition of 57 rare fabrics from different ethnic groups of the Kingdom of Kuba (presently Zaire) dating from the late 1800s and early 1900s. The textiles are woven with a palm fiber based on a loom by the master weavers (men) whereas the design is created by women. The Shoowa ethnic group typically embroidered the textiles with a twisted palm fiber coloured with vegetable and mineral dyes. The Bushoong and Ngeendes in addition to embroidering also applied raffia to the base. Fabrics were a sign of wealth and power and were reserved for the kings and important members of the tribe. In addition, they also served as clothing, goods for barter and as aesthetic objects. Older fabrics were made of pressed bark and decorated with vegetable dyes. The exhibit will run throughout the month. Hours: Mon-Sat. 10 a.m. – 1 p.m. and 4-8 p.m. Closed Sunday and holidays.

Il Tempo, June 25, 1996 , Gabriele Simongini
Il debutto dei tessili africani
L’elemento decorativo come evocazione rituale di forze soprannaturali, ma anche come segno di potenza e ricchezza: ecco, per sommi capi, i molteplici significati trasmessi dai 57, rari tessili africani presentati per la prima volta in Italia dalla galleria Textilia nella mostra Bakuba. Sono tessuti provenienti dal regno di Kuba (l’attuale Zaire), databili tra la fine dell’800 e i primi del ‘900. Trionfa un ritmo ripetitivo che sembra quasi ricollegarsi alla musica ed alla danza africana. I prezzi di vendita sono accessibili a tutte le tasche.
Galleria Textilia, V. Margutta 8. Tel. 3216540. Orario: 10-13 e 16-20, esclusi i festivi. Fino al 19 luglio.

Il Giornale dell’Arte, May 1, 1996
Prima italiana per Bakuba
Roma. Disegni geometrici, segni alla Capogrossi, eleganti strutture dai colori tenui sono i motivi dei 57 rari tessili riuniti sotto il titolo Bakuba, una mostra di tessili d’arte africana in programma dall’8 maggio al 19 luglio alla Galleria Textilia, specializzata nel settore. Tutti i tessuti, datati tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, provengono dal regno di Kuba, l’attuale Zaire. Si tratta di manufatti, per la prima volta in mostra nel nostro Paese, delle etnie Shoowa, Bushoong e Ngeende che prevedevano un supporto con fibre di palma eseguito al telaio da maestri tessitori uomini e un disegno in superficie realizzato dalle donne (nella foto un tessuto in rafia inizi ‘900 con motivi tribali applicati).

Cose Antiche, May 8, 1996
Arte africana in versione tessile
Roma – Dall’8 maggio fino al 19 luglio a Roma l’arte tessile africana ha conquistato uno spazio. La galleria Textilia di Roma, l’unica in Italia ad essere dedicata esclusivamente all’arte del tessile, ci avvicina a un universo artistico e culturale finora trascurato da chi studia e colleziona l’arte africana. Sono 57 i tessili rari provenienti dal regno di Kuba (l’attuale Zaire), più precisamente dalle etnie Shoowa, Bushoong e Ngeende. Un disegno creato dalla popolazione femminile e un lavoro al telaio eseguito da maestri tessitori uomini. Negli Shoowa, ad esempio, il disegno veniva ricamato con filo di palma ritorto e colorato con sostanze vegetali e minerali; per i Bushoong ed i Ngeende invece le donne usavano, oltre al ricamo, la tecnica dell’applicazione sulla base di rafia. I tessili, esposti in Via Margutta, sono databili tra la fine dell’800 e i primi del ‘900.

la Repubblica, May 12, 1996
Tessuti dallo Zaire per vestiti e tappeti
Il segno chiamato “woot”, una specie di doppia “elle” incrociata, rappresenta l’origine del mondo, il cielo, il grande padre. Il suo prolungamento invece è chiamato “imbol”, e rappresenta il mediatore, o colui che informa: i due simboli che si intrecciano come un nastro disegnando bellissimi motivi geometrici, sono ricamati al centro di teli di rafia provenienti dalle popolazioni Shoowa, Bushoong, Ngeende, tre etnie del regno di Kuba, l’attuale Zaire. I tessuti, belli e preziosi come tappeti, sono esposti in questi giorni alla galleria Textilia.
Tra l’inizio dell’800 e l’inizio del ‘900, avevano un valore emblematico: esprimevano difatti il fasto di una casa, il rango e l’autorità di un personaggio, il suo ruolo sociale, l’origine religiosa e la partecipazione ai vari culti.
Realizzati in rafia lavorata a pannelli rettangolari poi uniti tra loro, diventano anche vesti.
(galleria Textilia, Via Margutta 8. Tutti i giorni esclusi dom. e lun. matt. 10-13 e 16-20. Fino al 19 luglio).

Ville e Casali, May 8, 1996
Arte d’Africa nelle stoffe
La galleria Textilia di Roma dall’8 maggio al 19 luglio, propone una raccolta di 57 rari tessili provenienti dal regno di Kuba (l’attuale Zaire) databili tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. Erano riservati ai re e ai personaggi importanti e servivano anche come merce di scambio.

Ghereh, August 1, 1996
Bakuba – Textiles of African art
Rome, Galleria Textilia
May 8 – July 19 1996
After ‘Tibet’, the Galleria Textilia of Rome, in keeping with the intentions announced when it was founded, has organized another exhibition. This time it is dedicated to textiles of lesser fame but of equal beauty. It is a basic collection of African textiles from the 19th and early 20th century. They are the work of three different ethnic groups from the ancient kingdom of Kuba (Zaire): Shoowa, Bushoong and Ngeende. It is the emblematic role of these objects which is highlighted. Their decoration follows a constant geometry simulating weaves of broken lines. These objects were intended to highlight the splendour of a house, the rank and authority of a person, his social function and his role in religious ceremonies. The raffia clothes were used as money and were a gift par excellence. The Textilia gallery goes a step further than previous initiatives. It tries to give a key symbolic meaning to the decorative motifs of Kuba textiles, comparing the individual decorative elements with those tied to local mythology and cosmology. Hence the “woot” symbol, representing the origin of the world, the Great Father, stands out in the center of the textile, while “imbol”, the symbol of the mediator or messenger, occupies a marginal part becoming almost an elongation of the first symbol. The overlap of the two symbols appears to be linked to the idea of transformation. Kuba textiles were often employed in “ceremonial” clothing, and in this case were also decorated with tassels and shells. They are often in palm fiber, which was twisted and woven using rudimentary techniques by expert male weavers. The women of each tribe had the job of decorating it with embroidery. Even the choice of colours, which with the raffia fibers were traditionally dyed, has a symbolic basis to it. It is different according to the ethnic group. The Shoowa preferred the matching of yellow and orange, the Ngeende preferred mauve, and the Bushoong preferred to leave the raffia its natural colour or dyed white for gift drapes. Natural colours such as ochre, brown or black, however, were dominant on embroideries and overlays, symbolically reproducing natural elements such as water or vegetation. Cosmic elements such as the sun and the moon were also depicted. Of particular beauty are the Shoowa drapes, which the women, using long and laborious procedures, embroidered and in which velvets were arranged using additional yarns. They would carefully modulate the density and length of the pile to obtain various effects.

Bell’Italia, July 1, 1996
Appuntamenti in Italia
Galleria Textilia, fino al 19 luglio, Bakuba. Tessili d’arte africana. In rassegna cinquantasette tessili rari provenienti dal Regno di Kuba, l’attuale Zaire, e più precisamente delle etnie Shoowa, Bushoong e Ngeende, databili tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. I tessili provenienti da queste etnie prevedevano un supporto con fibre di palma eseguito al telaio da maestri tessitori uomini, mentre il disegno veniva sempre creato dalle donne. Negli Shoowa il disegno veniva ricamato con fili di palma ritorti e colorati con sostanze vegetali e minerali. Per i Bushoong ed i Ngeende invece le donne usavano, oltre al ricamo, la tecnica dell’applicazione sulla base di rafia. Il tessuto di fabbricazione locale costituì per molto tempo un prodotto raro e prezioso, segno di potenza e di ricchezza, riservato solo ai re e ai personaggi più carismatici e importanti della tribù.

Io Donna (Corriere della Sera), May 25, 1996 , Elena Fortunato
Segni d’Africa
Su antichi tessuti lavorati al telaio le leggende delle etnie del Continente Nero. In mostra a Roma per raccontarne la storia
Motivi geometrici, colore non colore, simbologie cosmologiche. Sono i tessuti africani che dall’inizio del Novecento affascinano gran parte dell’arte europea. Da Picasso a Brancusi, da Capogrossi a Keith Haring. Ora, per la prima volta in Italia, una raccolta di antichi drappi tribali si mostra in tutta la sua bellezza nelle sale della Galleria Textilia (Via Margutta, 8) di Roma fino al 19 luglio. Sono 57 pezzi tutti realizzati, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, con supporti di palma eseguiti a telaio da tessitori uomini e disegnati poi in superficie da abili mani femminili. Provengono dal regno di Kuba, l’attuale Zaire, a testimonianza dell’arte tessile delle etnie Shoowa, Bushoong e Ngeende. Bene raro e prezioso, segno di potenza e ricchezza, riservato ai re e ai personaggi importanti, segnavano le tappe della vita sociale così come scandivano gli eventi della quotidianità domestica. Istoriati a ricamo, riprendevano le antiche leggende tribali rendendo di volta in volta omaggio agli astri, al giorno e la notte, alla natura e a woot, il cielo, il grande padre. Nel regno di Kuba la tradizione voleva che il marito regalasse stoffe alla moglie così come i figli ai genitori, e quando un ragazzo raggiungeva l’età adulta offriva 20 pezzi di rafia tessuti al proprio padre. Usati come moneta di scambio, vesti e oggetti ornamentali, i pezzi di questa raccolta conducono alla scoperta di un’arte tessile che si sovrappone e si confonde con la vita. Accomunati da decorazioni essenziali costruite su rigide geometrie e sull’accostamento di terrose tonalità in contrasto, sono espressione di una simbologia antica manifesta anche attraverso il colore. Dall’ocra, simbolo della trasformazione, ai ruggine e marroni, sino al nero che evoca l’acqua, la vegetazione, la notte. Nelle tribù Bushoong e Ngeende era invece tradizione, oltre al ricamo, l’applicazione di inserti sulla base di rafia. I loro tessuti appaiono quasi un velluto scolpito con motivi asimmetrici o sovrapposti, un intreccio di frecce, losanghe, quadrati e cerchi. Per tutti comunque un abile lavoro artigianale condotto su materiali poveri con tinture vegetali: il bianco e il malva sinonimo di purezza, il giallo e il rosso, simboli delle forze primordiali in natura.